E’ partito ad agosto il servizio di bike sharing a flusso libero anche in Italia: la prima città è stata Firenze seguita a ruota dal comune di Milano.
La caratteristica del bike sharing a flusso libero è la possibilità per l’utente di trovare i mezzi dovunque: le bici non hanno bisogno di stazioni di parcheggio fisse, ma possono essere parcheggiate in tutta la città e in tutti gli spazi in cui è normalmente consentita la sosta. Diversamente dal bike sharing tradizionale – dove in genere non si paga per la prima mezz’ora – questo servizio è sempre a pagamento. Le biciclette sono progettate con un design accattivante e deciso per renderle molto riconoscibili all’utente, con coperture piene antiforatura, sono equipaggiate di GPS e un lucchetto intelligente che viene sbloccato e bloccato tramite l’APP.
Gli operatori che hanno avviato questo servizio sono il gruppo cinese MObike a Firenze, mentre a Milano dal mese di settembre sono state messe in strada sia le bici di MOBike che dell’altro gigante cinese OFO: migliaia di bicicletta gialle ed arancioni sono ormai disseminate ovunque. Entrambe le aziende sono due colossi cinesi nate da pochi anni, che sono presenti già in oltre 150 grandi città del mondo e che puntano ad espandersi in tutto il mondo.
Come funziona
Come nel caso della sharing mobility, anche per il decollo del bike sharing free floating è stata decisiva la rivoluzione digitale, la diffusione degli smartphone, la geolocalizzazione e il pagamento online. Oltre alla voglia, naturalmente, di usare una bicicletta in modo semplice e di pedalare in città. L’utente scarica l’applicazione gratuita ed il passaggio successivo è la creazione di un account per pagare il deposito cauzionale con carta di credito/debito a garanzia della copertura, almeno parziale, dei costi sostenuti in caso di comportamento inappropriato o vandalismo da parte dell’utente. Un sistema totalmente automatizzato basato su un’APP gratuita per smartphone attraverso cui l’utente può visualizzare le bici disponibili (che per questo sono dotate di Gps), prenotarle, sbloccarle a inizio utilizzo e bloccarle al termine. E ancora pagare, segnalare guasti e malfunzionamenti.
I costi del servizio
Per il periodo di lancio sono state previste tariffe promozionali sia per la quota di utilizzo sia per la quota di deposito. Nel caso di MObike, la tariffa base di utilizzo del bike sharing per un periodo di 30 minuti è di 30 centesimi (ma in futuro diventeranno 50 centesimi); il deposito adesso è di 1 euro (ma in futuro diventerà 50 euro). Sono disponibili modalità di abbonamento che prevedono formule mensili, trimestrali, semestrali e annuali. Ed è anche previsto un sistema premiante per cui gli utilizzatori attenti riceveranno sconto sulle tariffe, mentre quelli “meno corretti” verranno penalizzati fino alla cancellazione dell’abbonamento.
Nel caso del servizio di OFO dall’1 novembre entreranno in vigore a Milano le tariffe standard: 0,20 €/centesimi da 0 a 30 minuti, 0,30 €/cent per la seconda mezz’ora, 0,50 €/cent per i minuti successivi (ogni 30 minuti). Fino ad arrivare a una spesa massima di 5€ nel caso di noleggio per un’intera giornata. Infine dichiara OFO, non ci sarà alcun costo di deposito.
Quindi diversamente dal bike sharing a stallo fisso dove la prima mezzora è gratuita, nel caso del servizio free floating, si paga sempre l’uso della bicicletta con tariffe alla portata di tutti/e.
Il servizio di Bike sharing avviato a Firenze
A Firenze, Mobike è stato il primo gestore autorizzato sulla base dell’avviso per le manifestazioni di interesse pubblicato dall’Amministrazione il 31 maggio 2017. L’offerta, che prevede 4.000 bici, ovvero la quota massima consentita per un singolo gestore, ha recepito le indicazioni dell’avviso di un servizio in funzione h24 per tutti i giorni dell’anno e ha esteso l’area di funzionamento del servizio a tutto il centro abitato di Firenze. L’avviso resterà aperto un anno (prorogabile di un ulteriore anno) in modo da prevedere, come accaduto per il car sharing, l’arrivo di ulteriori proposte da altri soggetti interessati fino a raggiungere la flotta massima prevista attualmente in 8.000 biciclette a Firenze.
Per semplificare l’utilizzo da parte degli utenti l’Amministrazione ha predisposto una serie di spazi riservati alla sosta del bike sharing: complessivamente in questa prima fase si tratta di circa 130 aree individuate da apposita segnaletica concentrate nell’area compresa nella cerchia dei viali ma presenti anche nelle zone più decentrate. Il servizio è partito ai primi di agosto con l’inserimento graduale di biciclette fino a raggiungere il numero autorizzato; nella fase iniziale coprirà il centro abitato di Firenze ma come previsto nell’avviso, sarà esteso ai comuni limitrofi, come Scandicci, Bagno a Ripoli, Sesto Fiorentino.
Il servizio di bike sharing avviato a Milano
L’Amministrazione Comunale di Milano, ha deciso che saranno in tutto 12mila le bici a disposizione dei cittadini entro la fine dell’anno 2017. Due gli operatori a gestire il servizio che il Comune, con il bando del giugno 2017, ha diviso in 3 lotti da 4mila bici ciascuno: MObike avrà una flotta di 8mila mezzi (due i lotti aggiudicati) e OFO con una flotta di 4mila (1 lotto).
Le biciclette potranno essere parcheggiate lungo i bordi delle strade laddove non ci sia sosta riservata o divieto e in tutte le aree di sosta per velocipedi presenti in città: oltre 670 postazioni per un totale di 8.300 posti (in stalli o rastrelliere) diffusi sul territorio. Circa mille posti in più sono già stati programmati dall’Amministrazione e saranno realizzati entro la fine di quest’anno. Il Comune ha poi deciso che oltre 400 posti saranno poi dedicati esclusivamente alle bici in condivisione a flusso libero e saranno localizzati in tutta la città.
Il 19 ottobre 2017, nel giorno del completamento della flotta di Milano con 4000 biciclette in strada con il servizio di bike sharing a flusso libero, la società OFO ha presentato i primi dati a un mese dal debutto in Italia a Milano.
Positivi i numeri di OFO durante questo primo “mese in giallo” come lo hanno chiamato: sono stati oltre 319.000 i tragitti effettuati per le vie del capoluogo lombardo, con più di 325.000 km percorsi. L’equivalente di 8 volte il giro della Terra o, per rimanere in Italia, 570 volte il tragitto Milano/Roma. I risultati in termini di sostenibilità sono concreti: per percorrere la stessa distanza in auto sarebbero stati necessari 26.000 litri di carburante e sono quindi già state risparmiate oltre 80 tonnellate di C02.
Fa riflettere ragionando su questi dati come le persone effettuino percorsi molto brevi, poco più di un km di media, del resto secondo i dati ISTAT circa il 25% degli spostamenti urbani non supera i due km, probabilmente si tratta di spostamenti interni e multipli nella città durante la giornata. Sarà interessante in futuro anche analizzare dove avvengono questi spostamenti secondo i dati che i gestori hanno certamente registrato, per ragionare su come funziona la mobilità di breve raggio.
Ma questo nuovo servizio mette in crisi Bikemi? E cioè l’ottimo servizio di bike sharing con posteggio presente a Milano dal 2008, che vede oltre 60mila abbonati l’anno, con 4.600 bici, più di mille a pedalata assistita, ed anche con le bicilette per i bambini. In aprile 2017 si è toccato il record dei prelievi: sono stati più di 23 mila in totale. Secondo i dati presentati dal gestore Clear Channel i prelievi giornalieri dopo l’arrivo di Mobike ed OFO sarebbero scesi di un terzo da agosto a settembre, quelli con abbonamento settimanale sono diminuiti del 10%, mentre continuano a crescere gli abbonati annuali con un + 5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Quindi Bikemi è in buona salute ed anzi rilancia con nuovi servizi, come il bike sharing con il seggiolino per bambini per portare in giro figli e nipoti, e in futuro anche con la handbike in sharing, dedicata agli utenti disabili. Quindi una strategia per diversificare l’offerta e fidelizzare i clienti, perché evidentemente la valutazione è che c’è molto spazio per l’uso della bicicletta a Milano.
Un servizio da incoraggiare risolvendo i problemi di sosta ed arginando il vandalismo.
Il servizio è diventano in breve tempo molto famoso in Italia perchè social, giornali e TV hanno diffuso immagini e servizi con le bici posteggiate ovunque, appese agli alberi, buttate nei Navigli o lasciate ad intasare marciapiedi e ringhiere. E’ evidente che “l’invasione” di migliaia di biciclette non è passata inosservata, ha occupato molti spazi pubblici e rastrelliere già insufficienti, e ha ovviamente alimentato furti, vandalismo ed appropriazioni indebite di chi si è portato a casa la bicicletta. Ed ora sia a Milano che a Firenze le amministrazioni corrono ai ripari, con l’incremento delle rastrelliere, con posteggi dedicati, con vademecum e campagne di educazione, con sanzioni per i comportamenti scorretti.
Le due società Mobike e Ofo sono orientate all’uso di sanzioni graduali: decurtazione di punti per il primo episodio scorretto, seguita da sospensione del servizio per i recidivi e, a mali estremi, «azioni legali» a risarcimento del danno subito. I manager di Ofo spiegano che le bici danneggiate sono «alcune centinaia» rispetto alle 4mila totali. Ma entrambe le società concordano sul fatto che i ritorni sono «gravissimi, soprattutto a livello di immagine».
Anche se in tutte le città del mondo dove è arrivata la bici a flusso libero si sono tutti questi problemi e le soluzioni individuate sono differenti, come ha ben descritto Paolo Pinzuti – biker/blogger- sul sito www.bikeitalia.it. Interessante il caso di Amsterdam, una delle città più ciclabili d’Europa con il 40% di spostamenti ogni giorno, dove una grande parte degli spazi pubblici è già satura di biciclette, che ha deciso di mettere al bando il bike sharing free floating basato sull’APP. Sarà possibile ovviamente noleggiare una bicicletta e parcheggiarla in un luogo pubblico, ma sarà lo stesso ciclista a doverla riportare al luogo di noleggio. Si tratta di una decisone semplice per una città che investe da 30 anni per la mobilità ciclistica e che ritiene di non avere bisogno di questo ulteriore servizio free floating.
Recentissima la notizia che a Firenze, Mobike ha denunciato 8 utenti che si erano portati a casa le bici, ha deciso di impiegare tre furgoni per riposizionare e mettere in ordine le bici mal parcheggiate (e segnalate dai vigili) e che sospenderà le APP degli utenti che non rispetteranno le regole.
Del resto altre città vogliono aprire a questi servizi, come Bergamo, che ha appena approvato una delibera, o come a Torino dove è in arrivo il servizio Gobee.bike (prima città in Italia) ed il Comune ha deciso di lanciare una manifestazione di interesse aperta agli operatori interessati a gestire un servizio di biciclette condivise a flusso libero in città.
Anche per questo nuovo servizio a flusso libero, che va incoraggiato per le nostre città, serve dunque una pubblica amministrazione capace di gestire e regolare, che aumenti lo spazio complessivo per la sosta delle biciclette togliendo spazio alle auto, e non ai pedoni ed i ciclisti già presenti come rischia di accadere adesso. La sfida è questa ed è appena cominciata.