Muoversi in città intervista Alberto Fiorillo, Responsabile Aree Urbane Legambiente e Project manager dell’anello ciclo pedonale.

Il Grande Raccordo Anulare delle bici ha tutte le potenzialità per diventare una ciclovia unica al mondo per il suo valore artistico e ambientale. Muoversi in città intervista Alberto Fiorillo, Responsabile Aree Urbane Legambiente e Project manager del GRAB, per parlare dell’iniziativa e di tutto ciò che è stato fatto e che si può fare per rendere la città di Roma sempre più bike friendly.

 

Qual è la posizione dell’Italia rispetto all’Europa e alle altre capitali europee per quanto riguarda la mobilità ciclabile? E quale sarà l’impatto del progetto GRAB a livello nazionale e internazionale?

C’è un’Italia prontissima a pedalare appena si creano le condizioni per farlo. Nonostante la sensazione diffusa che chi si sposta in bici nel nostro Paese sia un’esigua minoranza rispetto agli abitanti delle nazioni settentrionali della UE, ci sono ben 20 comuni capoluogo che vantano performance di ciclabilità di livello europeo: a Pesaro, Bolzano, Ferrara e Treviso almeno un quarto della popolazione si sposta a pedali. In altre cinque città il 20% degli spostamenti è soddisfatto dalle bici e in 11 la percentuale di ciclisti è superiore alla soglia del 10%. Accanto a grandi aree urbane, da Roma a Torino, dove la mobilità non motorizzata fatica ad affermarsi, in tante realtà il numero dei frequent bikers è in costante crescita grazie all’azione dell’amministrazione locale o allo spontaneismo dei cittadini.

Quali benefici economici e sostenibili può portare il GRAB alla città di Roma?

Appena inaugurato sarà subito preso d’assalto: oltre 600mila turisti sono pronti a pedalare sul GRAB nel primo anno di vita della ciclovia capitolina producendo un giro d’affari di oltre 14 milioni di euro. E nel giro di 4 anni queste cifre potrebbero triplicare, per poi continuare a crescere esponenzialmente negli anni successivi. Ad assicurare che la realizzazione del Grande Raccordo Anulare delle Bici della Capitale sarà un successo è lo studio sull’impatto economico del GRAB che Confindustria-Ancma ha realizzato per Legambiente e VeloLove, due delle associazioni che hanno ideato e progettato la ciclovia capitolina. D’altronde il GRAB è una ciclovia unica al mondo, che parte dal Colosseo e dalla millenaria magia della Regina Viarum – la via Appia Antica – e arriva alle architetture contemporanee di Zaha Hadid e di Renzo Piano e alla street art del Quadraro e di Torpignattara unendo tra loro San Pietro, il centro storico, la Galleria Borghese, l’Auditorium e tantissimi altri punti di interesse, attraversando parchi e inaspettati paesaggi bucolici, costeggiando i fiumi Tevere, Aniene, Almone. Insomma: un’infrastruttura leggera ed evidentemente ad alta redditività economica e culturale, una calamita per nuovi turismi, dai cicloviaggiatori agli amanti del trekking urbano.

La pedonalizzazione dell’Appia Antica è una della pietre miliari del progetto. Si stanno attivando misure concrete in tal senso?

La pedonalizzazione dell’Appia Antica può essere una delle pietre miliari di una nuova Roma. Lo diceva già Antonio Cederna negli anni ’50: è un bene comune, dei cittadini, ma la sua fruibilità è una chimera, gravato com’è dal traffico, dall’abusivismo edilizio, da tante attività commerciali incompatibili con quel territorio, talvolta anch’esse abusive. E’ un delitto che in questo museo a cielo aperto entrino ancora le automobili. L’Appia Antica, invece, deve riconnettersi al sistema archeologico dei Fori, del Colosseo, del Palatino, del Circo Massimo, delle Terme di Caracalla, diventando un unicum di straordinaria bellezza e ricchezza, e nello stesso tempo la sua naturale vocazione è quella di diventare la Villa Borghese di Roma sud, raccordando con un grande parco verde la periferia e il centro.

La struttura sarà accessibile anche ai diversamente abili? Quali sono le soluzioni tecniche adottate, o da adottare, per garantire un tracciato moderno, sicuro e percorribile da tutti?

L’associazione Free Wheels guidata da Pietro Scidurlo, un ragazzo paraplegico dalla nascita, si è offerta di compilare una prima scheda tecnica che suggerisca soluzioni, tecnologiche e non, da adottare per garantire a tutti l’accessibilità alla grande ciclovia green della Capitale. Oltre a segnalare eventuali difficoltà o ostacoli lungo il tracciato e suggerire come abbatterli, l’idea è quella di occuparsi anche delle caratteristiche delle strutture ricettive di appoggio. Abbiamo già fatto insieme un primo viaggio di ricognizione, a cui seguirà un rapporto più dettagliato e operativo su come rimuovere le barriere architettoniche che attualmente si trovano sul tracciato, migliorare la segnaletica in alcuni tratti e aumentare sul percorso le strutture recettive accessibili. Azioni fondamentali per aprire il GRAB a tutti.

Come si integra il GRAB con la rete ciclabile esistente e quella in progetto, con le stazioni e fermate di tram, treni e metropolitane, in modo da allargare il suo ambito di influenza e di accessibilità a tutta la città di Roma?

A Roma non c’è una rete ciclabile. Per la mobilità siamo fermi al periodo dei fossili. Crediamo che il GRAB possa essere un volano della mobilità ciclabile, come è avvenuto per infrastrutture analoghe in altri contesti internazionali. Nel progettare il tracciato della ciclovia, in ogni caso, ci siamo adoperati per fare in modo che il percorso possa diventare la colonna vertebrale della futura rete ciclabile capitolina e dell’intermodalità bici-trasporto pubblico su ferro. Il percorso del GRAB, infatti, è stato via via corretto per garantire la migliore interconnessione possibile con la rete ciclabile e le opere previste dal Piano Quadro della Ciclabilità capitolino, a partire dalle radiali e dalle grandi direttrici della mobilità interne ed esterne al raccordo. E nello stesso tempo il tracciato punta allo scambio col trasporto pubblico su ferro, incrocia ben 8 stazioni delle diverse linee della metropolitana (A, B, B1 e C), 13 fermate di 6 diverse linee del tram, 3 stazioni ferroviarie. Inoltre, a meno di un chilometro dal GRAB – non più di 5 minuti di pedale – ci sono altre 3 stazioni ferroviarie, 5 stazioni metro e la stazione della Roma-Lido.

In quali zone della Capitale – secondo lei – bisogna intervenire per implementare le infrastrutture dedicate alla mobilità ciclabile? È più importante concentrarsi sul centro urbano o sulle zone periferiche?

Posso rispondere dicendo che bisogna riprogettare la mobilità in un’area molto più vasta del centro e delle periferie? Roma è un attrattore per centinaia di migliaia di persone che vivono fuori dai confini comunali o, comunque, fuori dal GRA. La priorità è quella di rendere efficiente, sicuro e confortevole lo spostamento di pedoni, pedali, pendolari e utenti del trasporto pubblico e far diventare, al contrario, l’uso della macchina privata scomodo e ancor più costoso di quello che è oggi. Se ci fosse qualche decisore pubblico coraggioso, si potrebbe introdurre il pedaggio sul GRA e sulla Roma-Fiumicino e quindi utilizzare tutto il ricavato per offrire un servizio pubblico funzionante ai pendolari e a chi vive fuori dal raccordo, oggi spesso obbligato dalla mancanza di treni e bus a utilizzare l’auto e a sorbirsi quotidianamente il traffico.

Il GRAB ha conquistato il ministro Delrio ed è stato inserito nella Legge di Stabilità 2016. Ma qual è la posizione del Comune di Roma e quella del nuovo Sindaco Virginia Raggi sul progetto GRAB? Quali sono i tempi previsti per il completamento dei lavori?

Il GRAB si può realizzare in 12-18 mesi. La ciclopedonalizzazione dell’Appia Antica può essere fatta in un arco di tempo analogo. Il Raccordo Ciclabile, inoltre, collega anche zone densamente popolate e aree marginali che possono trovare nel GRAB un originale meccanismo di innesco di processi di trasformazione e rigenerazione territoriale, favorendo green economy e green jobs. Insomma, con un anno e mezzo di lavori fatti bene, il Campidoglio e Virginia Raggi possono offrire un’opera pubblica utile alla città e dimostrare che è finita la stagione in cui tra la progettazione delle infrastrutture e la loro effettiva realizzazione passavano secoli.